CUSMIBIO

Il giorno 29 maggio 2014, gli alunni di 2A Liceo Linguistico si sono recati presso il Cus-Mi-Bio (Centro Universitario per le Biotecnologie). Ecco la testimonianza di un’alunna

ESPERIENZA AL CUSMIBIO

L’esperienza cui abbiamo partecipato è stata molto formativa e non solo da un punto di vista didattico.

Il laboratorio è ben fornito e il fatto che abbiamo usato i camici da laboratorio ha reso tutto più coinvolgente , dovremo anche ritenerci fortunati ad aver partecipato, visto che bisogna prenotare mesi prima e non tutte le scuole possono partecipare ogni anno a causa delle tantissime richieste.

Il nostro lavoro riguardava l’identificazione carnea in un trito di composizione ignota. Prima di procedere ci hanno fatto una piccola introduzione sull’importanza di questo lavoro. Innanzitutto vendere un tipo di carne spacciandolo per un altro è una frode commerciale, il fatto di non mettere le indicazioni reali sulla quantità e composizione di un prodotto può causare un danno economico al consumatore. In secondo luogo è una frode sanitaria, nella carne ci potrebbero essere sostanze non consentite o in quantità superiori a quelle consentite per esempio sostanze come steroidi sessuali, cortisonici o b-steroidi, la presenza di determinate sostanze può causare allergie. Inoltre ci hanno spiegato che delle volte vengono venduti dei pezzi di carne della stessa specie, ma di qualità diversa per esempio bovino adulto invece di vitello o a volte vengono venduti dei tagli poco pregiati per tagli pregiati come lombata al posto di filetto.

Riassumendo i principali motivi per i quali il lavoro di identificazione è così importante sono :

– commerciali

– religiosi

– igienico-sanitari

Il nostro lavoro possiamo dividerlo in 3 fasi.

PRIMA FASE : impariamo a utilizzare i materiali

Nella prima fase del nostro lavoro abbiamo imparato a utilizzare la pipetta automatica e le sue punte , caricandola, regolandola e togliendo le punte, tutte operazioni relativamente semplici.
In seguito ci hanno insegnato a caricare i pozzetti del gel immerso in acqua. Abbiamo usato del colorante per imparare, ci vuole grande precisone, accuratezza e mano ferma. Una volta imparato ad utilizzare gli strumenti di laboratorio le cose si sono fatte più difficili.

SECONDA FASE :Preparare il gel

Per preparare il gel

-si mette del nastro adesivo di carta attorno alla vaschetta per l’elettroforesi, poi si mette il pettine.

-si verifica che il piano su cui poggiare la vaschetta sia in bolla.

-poi abbiamo misurato 30 ml di tampone TBE e 0,6 gr di agarosio e li si versa nella beuta.

– si pesa la beuta poi si mette nel microonde.

– si toglie la beuta dal microonde e la si agita poi la si rimette per un minuto.

-si pesa la beuta di TBE e se necessario si riporta la soluzione al peso originale.

-si copre la beuta e si aspettano due o tre minuti poi si versa la soluzione nella vaschetta

-si lascia solidificare per circa 15 minuti.

-poi si toglie il pettine e si mette la vaschetta nella cella per l’elettroforesi.

Una volta finita questa procedura, ognuno di noi ha caricato un pozzetto con del DNA, il DNA è incolore per questo lo abbiamo preparato con del colorante sensibile ai raggi UV, le mani tremavano ma poi siamo riusciti tutti a caricare i pozzetti senza bucare il gel.

Perché l’elettroforesi funzioni, bisogna mettere un voltaggio che poi sarà aumentata piano piano; noi abbiamo impostato 80 Volt.

Nell’acqua si sono formate delle bolle dalla parte dell’elettrodo con carica negativa (bolle d’idrogeno), mentre dalla parte dell’elettrodo con carica positiva si sono formate bolle di ossigeno.

Dopo cinque minuti circa abbiamo aumentato il voltaggio a 120 volt. In venti minuti la nostra elettroforesi era terminata.

TERZA FASE: i risultati

Siamo partiti con 6 campioni di DNA più uno bianco, che serve per verificare che non siano avvenute contaminazione del materiale perchè se nel bianco si dovessero trovare tracce di DNA nostro o di altro genere tutto il nostro lavoro potrebbe essere contaminato e quindi non più valido.

I nostri altri DNA erano di capra, pollo, suino, bovino ed equino infine avevamo un campione misterioso e grazie al successo del nostro lavoro abbiamo scoperto che il campione misterioso era composto di carne di suino e di bovino. Nella terza fase abbiamo indossato gli occhiali per proteggere i nostri occhi dai raggi UV e siamo andati a vedere i nostri risultati in camera oscura.

Quest’esperienza è stata molto divertente e interessante: le biotecnologie sono il futuro e bisogna imparare a usarle. Mi è piaciuto molto questo lavoro di identificazione e spero di rifare un’esperienza simile, lavorare con i veri strumenti da laboratorio in un vero laboratorio è molto emozionate.

Rodriguez Melisa
Classe 2A liceo linguistico